L’INFN e in particolare i Laboratori Nazionali di Frascati sono stati protagonisti e continuano ad esserlo nello sviluppo di nuove macchine acceleratrici.
Presso i Laboratori Nazionali di Frascati, a partire dalla metà degli anni ’50 con la realizzazione di un Elettrosincrotrone, si sono concentrate le competenze italiane di fisica degli acceleratori e nel 1960, con la realizzazione dell’anello di accumulazione AdA, si è posta una delle pietre miliari nella storia della fisica subnucleare, segnando l’inizio di una nuova fase di ricerche che è stata e rimane una delle più fruttuose per ampliare e consolidare la nostra conoscenza delle strutture ultime della natura: le ricerche basate sugli urti di materia ed antimateria. ADONE negli anni ’70 e DAΦNE, attualmente in funzione ai LNF, rappresentano quella che è stata chiamata “via italiana alla fisica subnucleare”.
La luce di sincrotrone, come viene chiamata la radiazione elettromagnetica emessa dai fasci di elettroni orbitanti in un anello di accumulazione, è attualmente uno dei più preziosi strumenti d’indagine in vasti settori della fisica, chimica, biologia e nel campo delle applicazioni tecnologiche più avanzate. La ricerca con luce di sincrotrone è per sua natura un punto focale dell’accoppiamento fra ricerca fondamentale e mondo industriale e produttivo, indispensabile per garantire il processo di innovazione tecnologica.
Infatti gli acceleratori di particelle sono “al lavoro” negli ospedali, nelle industrie, tra chi si occupa di beni culturali, e raggiungono svariati settori, dall’elettronica allo studio della struttura delle proteine e lo sviluppo di materiali innovativi. Gli acceleratori nel mondo sono oltre 15.000, ma nei laboratori di ricerca ce ne sono appena un centinaio!
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