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Ci ha lasciati Paolo Franzini

Il 27 gennaio è scomparso Paolo Franzini, fisico stimato e riconosciuto a livello internazionale, che nella sua lunga carriera ha contribuito in modo determinante anche al successo dell’esperimento KLOE ai Laboratori Nazionali di Frascati dell’INFN.

Paolo Franzini, nato a Pavia nel 1933, si laurea alla Scuola Normale Superiore di Pisa nel 1955. Nel 1956 entra nel gruppo guidato da Marcello Conversi, allora direttore dell’Istituto di Fisica di Pisa, per poi trasferirsi, all’inizio degli anni ’60, negli Stati Uniti. È qui che, diventato professore alla Columbia University, dove conosce Juliet Lee, sua futura moglie e compagna di vita, conduce numerosi importanti esperimenti, al Brookhaven National Laboratory, al Fermilab e alla Cornell University. In particolare, lavora a un esperimento al Cosmotron di Brookhaven, e in seguito insieme a Juliet guida l’esperimento CUSB (Columbia-Stony Brook) a CESR (Cornell electron storage ring). Successivamente partecipa alla progettazione dell’esperimento D0 al Fermilab, fornendo contributi fondamentali, in particolare alla realizzazione del calorimetro.

Su invito di Nicola Cabibbo, nei primi anni ’90 Franzini rientra in Italia per guidare l’esperimento KLOE, che proprio in quel periodo vedeva la luce all’acceleratore DAFNE dei Laboratori Nazionali di Frascati dell’INFN. Si trasferisce quindi a Frascati con la moglie nel 1991 e viene chiamato per chiara fama come professore al Dipartimento di Fisica della Sapienza Università di Roma. Nei circa venti anni successivi, Franzini guida con vigore tutte le fasi dell’esperimento, dalla costruzione del rivelatore, alla presa dati, all’analisi dei dati raccolti. Alla Sapienza tiene corsi sulla fisica delle particelle elementari fino al 2005, anno del suo pensionamento.

Durante il suo “periodo romano”, Paolo Franzini ha formato un nutrito gruppo di giovani fisici sperimentali, molti dei quali oggi sono protagonisti di grandi imprese scientifiche nei maggiori laboratori di ricerca del mondo, come ricorda il direttore dei Laboratori di Frascati Fabio Bossi: “Nel nostro Laboratorio, accanto a Paolo e alla moglie Juliet Lee-Franzini, si è formata una intera generazione di fisici sperimentali. Molti di questi ‘ex giovani’ sono oggi protagonisti di grandi imprese scientifiche: questo non sarebbe stato possibile in assenza del suo magistero. Ho avuto personalmente il privilegio di lavorare a stretto contatto con lui e mi pregio di poterlo considerare un mio mentore e amico. Per questo la notizia della sua scomparsa mi rattrista profondamente. Con Paolo se ne va un pezzo della nostra storia”, conclude Bossi.

Parole si stima e di affetto anche da parte di Sergio Bertolucci, amico e collega di Franzini, che sottolinea come “con Paolo scompare uno degli ultimi esempi di fisico a tutto tondo, uno di quelli perfettamente a suo agio tra gli aspetti più profondi della teoria e i dettagli più minuti di un amplificatore di carica o di un rivelatore di particelle, uno di quelli che non perdeva mai la visione della luna dietro il dito. Assieme alla sua amatissima Juliet, ci ha condotto nella straordinaria avventura di KLOE, dove abbiamo imparato che un bell’esperimento è il risultato di un mix delicato di buone domande, rigore, creatività, passione, impegno ostinato e ottimismo del futuro. E che deve essere bello da vedere, come condizione necessaria al suo successo. Ho avuto il privilegio della sua amicizia, ho condiviso con lui e Juliet le montagne russe delle emozioni di quegli anni, nel lavoro e nella vita, è stato un viaggio intenso e magnifico. Gli dobbiamo tutti moltissimo, l’INFN, i Laboratori, tutti quelli di noi che hanno imparato dal suo insegnamento e dal suo esempio. E a tutti mancherà moltissimo.”

Grande esperto di elettronica, Franzini aveva tuttavia una conoscenza approfondita di tutti gli aspetti sia teorici sia sperimentali della fisica delle particelle, fatto che lo rendeva una delle personalità più note e più stimate a livello mondiale in questo campo.
“Paolo era un fisico molto brillante e molto profondo”, ricorda il collega e amico Fernando Ferroni. “Nicola Cabibbo lo aveva incoraggiato a prendersi la responsabilità di quella grande avventura che avrebbe rimesso i Laboratori di Frascati nel mondo della fisica di avanguardia, e lui e sua moglie Juliet accettarono con entusiasmo. Un rientro di cervelli che ha arricchito enormemente l’INFN con tutti i giovani da loro formati e la grande messe di risultati prodotti da KLOE”, conclude Ferroni.

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