LNF_IMG_00004265.jpg Alberta BonanniMiniatureIda Noddack

Irène Joliot-Curie è un caso più unico che
raro: figlia di due premi Nobel, lo vince anche
lei per la chimica, lasciandosi sfuggire
l’occasione ben due volte.

La sua vita è costellata di successi, ma anche
segnata dalla morte prematura del padre, da
due guerre mondiali e dal suo impegno
politico e sociale. Proprio per la sua militanza
politica gli albergatori di Stoccolma le
impediranno di soggiornare in città, in
occasione del convegno internazionale di
fisica del 1951, e le sarà anche negato l’acceso
alla French Society of Science solo perché
“donna”.

Nata a Parigi nel 1897, grazie alla madre Marie
Curie (prima donna a essere insignita del
premio Nobel), Irène riceve un’educazione
speciale: studia con lei e alcuni suoi colleghi,
futuri Nobel, così impara la chimica da Jean
Perrin, la fisica dalla madre Marie e la
matematica da Paul Langevin.

La sua infanzia trascorre serena con i genitori
spesso lontani, impegnati a studiare quella
radioattività che li renderà famosi. Così Irène
passa molto tempo con il nonno, Eugène
Curie, dottore e libero pensatore, socialista e
ateo, che forgerà il suo forte credo politico.

Ha nove anni, un evento tragico e inaspettato
segna la sua vita il padre Pierre muore sul
colpo in un incidente Irène da quel momento
cresce con la madre, ereditandone la forte
personalità e l’animo femminista.

Marie, infatti, rimasta sola, porta avanti
comunque il suo lavoro con caparbietà e
pochi anni dopo apre l’Institut du Radium, il
primo centro per la cura del cancro, in seguito
rinominato Istituto Curie. Irène ha solo
quattordici anni quando entra per la prima
volta nel laboratorio a cui dedicherà la sua
vita.

Nel settembre 1914, presta servizio come
radiologa in un ospedale anglo-canadese. A
diciotto anni è già in grado da sola di fare le
prime radiografie, e così gira tra i campi
militari a bordo delle venti Petit Curie:
macchine attrezzate per fare le lastre in
campo.

Finita la guerra inizia a lavorare nell’Istituto
Curie, che erediterà alla morte della madre.
Consegue prima la laurea e poi, nel 1925,
anche il dottorato alla Sorbona. È proprio nel
laboratorio dell’Istituto che conosce il suo
futuro marito: Frédéric Joliot, assistente della
madre.

Nel 1926, si sposano ed entrambi cambiano i
loro cognomi in Joliot-Curie, questi sono anni
di duro lavoro e di affermazione per Frédéric
e Irène, che iniziano a pubblicare i loro primi
studi individuali.

È così che nel 1934 fanno la scoperta che li
renderà famosi: sulla base del lavoro di Pierre
e Marie Curie, riescono a effettuare la
trasmutazione di boro, alluminio e magnesio
in isotopi radioattivi. Scoprono così la
radioattività artificiale e nel 1935 ricevono il
Nobel.
In realtà, il premio avrebbero potuto vincerlo
prima o addirittura vincerne tre, erano stati
proprio loro infatti i primi a scoprire
sperimentalmente sia il positrone che il
neutrone, senza però riuscire a interpretare
correttamente i risultati, cosa che invece
faranno James Chadwick e Carl Anderson, ai
quali andrà il prestigioso premio
rispettivamente nel 1935 nel 1936.

Irène Curie è la seconda donna a ricevere il
premio Nobel per la chimica, e la più giovane
in assoluto ma questo è solo il suo primo
traguardo.

Nel 1938 con il fisico Paul Savitch getta le basi
per la fissione dell’Uranio, forse il suo più
notevole lavoro, ripreso poi dai chimici Otto
Hahn, Fritz Strassmann e dalla fisica Lise
Meitner.

Agli albori della Seconda guerra mondiale,
Irène e Frédéric interrompono la ricerca sulla
fissione nucleare per impedire che cada in
mani fasciste. Irène si rifugia con i figli in
Svizzera, Frédéric invece resta in Francia
sotto falso nome, per difendere il laboratorio
e contribuire alla liberazione di Parigi
usandolo come arsenale. Una scelta
coraggiosa, per la quale riceve la Croix de
guerre.

Finito il conflitto, Irène diventa direttrice
dell’Istituto del Radio ed entra nella
Commissione Francese per l’Energia Atomica,
prendendo parte così alla costruzione del
primo reattore nucleare. Entra anche nel
Comitato Nazionale dell’Unione delle donne
francesi e nel Consiglio Mondiale della Pace,
perseverando nel suo impegno sociale.

Negli ultimi anni prima della morte, progetta
l’Istituto di Fisica Nucleare di Parigi, a Orsay,
ma non lo vedrà mai finito, muore, infatti, nel
marzo del 1956 di leucemia acuta:
l’esposizione ai raggi ionizzanti e una vasta
scottatura radioattiva provocata
dall’esplosione di una capsula di polonio,
avevano compromesso gravemente la sua
salute.

L’Istituto e la sua cattedra di fisica nucleare
alla Sorbona, ricevuta nel 1937, passeranno a
Frédéric.
All’indomani della sua scomparsa, su Nature,
l’amico e collega James Chadwick scrive: «I
suoi genitori erano entrambi persone
indipendenti e due menti brillanti, e la stessa
Irène Joliot-Curie ha ereditato il loro carattere
e il loro genio scientifico».