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LIGO e VIRGO osservano le onde gravitazionali per la seconda volta

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Image credit: The SXS (Simulating eXtreme Spacetimes) Project

Ieri, nel corso di una conferenza stampa congiunta, le collaborazioni internazionali LIGO e Virgo hanno annunciato l’osservazione di un secondo evento di onde gravitazionali. Il fenomeno è stato registrato, sempre durante il primo periodo di presa dati conclusosi il 12 gennaio 2016, dagli interferometri gemelli Advanced LIGO, alle ore 3:38:53 UTC del 26 dicembre 2015. Come nel caso della prima rivelazione, anche queste onde gravitazionali sono state prodotte dalla fusione di due buchi neri, processo risalente a 1,4 miliardi di anni fa.

“Questo secondo evento ha caratteristiche sensibilmente diverse dal primo: è infatti generato da buchi neri più leggeri di quelli del precedente segnale e noi siamo stati in grado di seguirne l’evoluzione per più tempo; questo ci ha consentito di caratterizzare bene il sistema, nonostante il rapporto tra il segnale e il rumore di fondo fosse di minore intensità”, spiega Fulvio Ricci, ricercatore INFN e professore alla Sapienza Università di Roma, a capo della collaborazione scientifica internazionale VIRGO.
“La caccia ai segnali generati da sistemi binari di buchi neri – prosegue Ricci – si è anche arricchita di un terzo evento, più debole degli altri due e quindi con una probabilità più elevata che possa essere una falsa rilevazione. Tuttavia, anche in questo caso, attribuendo a questo terzo evento un significato astrofisico, saremmo di fronte a un terzo sistema di buchi neri, che è collassato a formare un buco nero finale. Questa ed altre osservazioni consentono di intravedere l’’esistenza di un’’intera popolazione di buchi neri, le cui caratteristiche saranno ben presto svelate nelle prossime fasi di presa dati degli interferometri avanzati”.

“Le osservazioni di onde gravitazionali, insieme con l’’eventuale individuazione di altre radiazioni emesse dalla loro sorgente, ci fornisce un modo completamente nuovo con cui esplorare il nostro universo”. “Nessuno può dire che cosa scopriremo con questo nuovo strumento sensoriale, ma la storia insegna che ci aspettano molte sorprese”, afferma Marco Pallavicini, presidente della Commissione Nazionale INFN per le ricerche di fisica astroparticellare.

Per saperne di più, leggi il Comunicato stampa INFN.